domenica 11 gennaio 2009

Il testamento di Tito


Il testamento di Tito
Fabrizio De André

Non avrai altro Dio, all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse, venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te,
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.

Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:
ma forse era stanco, forse troppo occupato
e non ascoltò il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo lontano
davvero, lo nominai invano.

Onora il padre. Onora la madre
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone:
quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste.
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

Il quinto dice "non devi rubare"
e forse io l'ho rispettato
vuotando in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio.

Non commettere atti che non siano puri
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami,
così sarai uomo di fede:
poi la voglia svanisce ed il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore,
ma non ho creato dolore.

Il settimo dice "non ammazzare"
se del cielo vuoi essere degno.
Guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno.
Guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.

Non dire falsa testimonianza
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino
e scordano sempre il perdono.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.

Non desiderare la roba degli altri,
non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:
nei letti degli altri, già caldi d'amore
non ho provato dolore.
L'invidia di ieri non è già finita:
stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:
io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore.


Dieci anni fa moriva Fabrizio De Andrè. Quando l'ho saputo ho pianto, lo confesso. De Andrè era un grande poeta e nelle sue canzoni trovo una spiritualità autentica e sincera che fa vibrare le corde del mio cuore. Questa canzone in particolare è una delle mie preferite e invito ognuno di voi a leggere questo meraviglioso testo con attenzione e cuore aperto.
Un abbraccio a tutti
Francesca

9 commenti:

nonnatuttua ha detto...

Cara Francesca, ho pianto anche io quando è morto Fabrizio, tanto vicino al cuore da sentirlo come un amico intimo - al quale fare riferimento per confrontarmi su tanti argomenti.... e la canzone che tu hai postato mi fa riempire gli occhi tutt'ora....

la signora in rosso ha detto...

Ciao, mia cara
credo che oggi con le canzoni di De Andrè stiamo tirando fuori emozioni, sensazioni e vicende personali legate alle sue canzoni

Andrea ha detto...

Il suo passaggio ha lasciato tracce indelebili che ricorderò per sempre. Tuttora mi fanno emozionare.

Grazie Fabrizio...

Nuove Prospettive ha detto...

Quello su cui mi trovo a riflettere è quante guerre sono state fatte in nome di Dio, hanno fatto più morti i cristiani nella storia della religione, che Hitler.
Quanto è deturpato questo nome -Dio- usato come scudo, come arma, come minaccia, come senso di colpa, come punizione, come setta, come tirannia e violenza...l'uomo ha dimenticato il senso di Dio dentro di sè...ha dimenticato che dentro ogni sè esiste qualcosa che va al di la della parola Dio, è l'Essere con la E maiuscola, l'energia che accomuna ogni creatura vivente, ogni cosa...

Ah...se l'uomo riscoprisse la sua purezza!!

Gianna ha detto...

Questo testo è eccezionale...è un vero testamento!

Paola Romitelli ha detto...

Bellissima canzone, con cui ricordare De Andrè.

Unknown ha detto...

Carissimi

In una riflessione interiore il meravigliso Fabrizio De André esprimeva estasianti e spontane contemplative parole che dal suo cuore parlavono e parlano di quel personale DIO INTERIORE.

E'lo stesso dio di Mosè.
E'lo stesso Padre celeste di Gesù.
E' quella luce radiante, quel SOLARE CRISTO che è presente là dove batte un cuore.

Affettuosamente
Raffaele

Roxy ha detto...

Per sempre Faber!

Gianna ha detto...

Quante emozioni...