
Il 27 gennaio si ricorda in tutto il mondo la Shoah.
Avrei voluto fare quel giorno questo post, ma ero impossibilitata dall'influenza.
Pochi giorni di ritardo non credo facciano una grande differenza, comunque, anche perchè l'Olocausto si deve ricordare tutti i giorni, non solo il 27 gennaio.....
Quello che riporto sotto è una pagina tratta dal mio diario personale (che tengo da quando ho 12 anni).
Udine, 27 gennaio 2004
Oggi è il GIORNO DELLA MEMORIA dell'Olocausto.
Stamattina ho visto alcuni programmi e ho ascoltato le interviste di alcuni dei sopravvissuti.
Lo sterminio degli ebrei è stato talmente crudele, ignobile, sadico e pazzesco da rischiare, con il tempo, di risultare INCREDIBILE. Già qualcuno sostiene che è stata una cosa meno grave di quanto si dica, c'è chi dice che gli ebrei hanno esagerato, qualcuno addirittura è convinto che sia solo un'invenzione, un falso, che l'Olocausto non è mai esistito...
... ...
Mi ha molto impressionato il racconto di un signore, allora ventenne, che portato ad Auschwitz, era addetto al taglio dei capelli delle donne dopo che erano state gasate. Ha raccontato lo scempio dei loro volti. Il gas che utilizzavano non era certo soporifero... della serie ti addormenti e via.
Era un gas crudele, che faceva vomitare sangue, che faceva esplodere gli organi interni, che faceva uscire gli occhi dalle orbite.
... ...
L'uomo ha raccontato che gasavano insieme uomini, donne, vecchi e bambini; e morivano uno sopra l'altro, stipati nelle camere a gas come sardine ben pigiate.
Quella che all'inizio poteva sembrare una doccia, diventata piano piano, man mano che gli sfortunati venivano a forza spinti dentro, qualcosa di diverso. E questa consapevolezza, la consapevolezza che non erano li per fare la doccia, maturava lentamente in tutti quelli che erano entrati prima. Donne con i figli (fortunate, perchè sono morte insieme alle loro creature), uomini, vecchi, tutti... come bestie.
No, le mamme che morivano insieme ai loro figli non erano fortunate. Una madre come poteva sopportare la vista di un figlio o una figlia che si contorce dal dolore, piange e vomita sangue?
Mi metto nei panni di queste madri.
Mi immagino mentre, tutta nuda e al freddo, entro con Marta e Giovanni per mano in una "doccia". I bimbi sono spaventati, hanno freddo, hanno fame.
Marta mi chiede dove deve mettersi per fare la doccia, mentre Giovanni mi avverte che lui i capelli non li vuole lavare perchè il sapone gli brucia gli occhi.
Piano piano la stanza si riempie; c'è davvero troppa gente per fare la doccia.
Siamo spinti in un angolo della stanza, schiacciati contro la parete.
Prendo il piccolo Giovanni in braccio, mentre Marta si attacca alla mia gamba e comincia a piangere.
La porta si chiude con un sordo rumore metallico. Nella camera siamo più di mille.
I bambini piangono, soprattutto quelli più piccoli, mentre quelli più grandicelli sono ammutoliti e spaventati.
Si sente intorno l'acre odore della paura che sovrasta l'odore cattivo dei nostri corpi martoriati e sporchi.
Infine ecco il gas.
Esce copioso da alcune bocchette che noto solo ora.
Qualcuno grida "Il gas" e subito è il panico.
Giovanni mi si avvinghia al collo e Marta cerca disperatamente di arrampicarsi sul mio corpo.
Cerco di abbassarmi verso di lei. Riesco faticosamente a piegarmi sulle ginocchia.
Chiedo ai bambini di mettersi le mani davanti alla bocca, ma a cosa serve? Non possono certo smettere di respirare... ancora!!!
Li abbraccio e mentre lo faccio comincio a sentirmi male. Marta vomita sul mio ginocchio e poi scoppia in lacrime urlando dal dolore. Giovanni ha il suo faccino appoggiato alla mia spalla ed è scosso da convulsioni e spasmi.. Vomita sangue che mi cola sul seno.
Addio miei piccoli pulcini. Non posso fare niente per voi.
Ho il vostro pianto nelle orecchie, vi stringo forte forte, ma sento che voi ve ne state andando ma, mio Dio, troppo lentamente.
Pietà, pietà. Portateli via alla svelta, ti prego!
Non so cosa mi stia accadendo, il dolore è troppo forte.
Marta è tutta blu in faccia, Giovanni è un sacchetto sulla mia spalla.
Marta si accascia, mi lascia la gamba.
Addio tesoro mio, mia bellissima e dolcissima bimba.
Resisto al dolore e mi rendo conto che anche il mio piccolo Giovanni mi ha lasciato.
Aspettatemi, aspettatemi.
Non abbiate paura, sto arrivando.
Non piangete. Fra poco staremo ancora insieme.... insieme.... insieme...
Quello che ho scritto non è niente.
Ho provato dolore mentre scrivevo, un dolore forte... ma stavo solo scrivendo su un foglio bianco e i miei bimbi sono qui, accanto a me, che giocano. Ma ci sono madri che queste cose le hanno vissute davvero, bambini con altri nomi o anche con gli stessi (perchè no!), che sono davvero morti così tra sofferenze e dolori indicibili...
NON DOBBIAMO DIMENTICARE MAI!!!
Francesca
Avrei voluto fare quel giorno questo post, ma ero impossibilitata dall'influenza.
Pochi giorni di ritardo non credo facciano una grande differenza, comunque, anche perchè l'Olocausto si deve ricordare tutti i giorni, non solo il 27 gennaio.....
Quello che riporto sotto è una pagina tratta dal mio diario personale (che tengo da quando ho 12 anni).
Udine, 27 gennaio 2004
Oggi è il GIORNO DELLA MEMORIA dell'Olocausto.
Stamattina ho visto alcuni programmi e ho ascoltato le interviste di alcuni dei sopravvissuti.
Lo sterminio degli ebrei è stato talmente crudele, ignobile, sadico e pazzesco da rischiare, con il tempo, di risultare INCREDIBILE. Già qualcuno sostiene che è stata una cosa meno grave di quanto si dica, c'è chi dice che gli ebrei hanno esagerato, qualcuno addirittura è convinto che sia solo un'invenzione, un falso, che l'Olocausto non è mai esistito...
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Mi ha molto impressionato il racconto di un signore, allora ventenne, che portato ad Auschwitz, era addetto al taglio dei capelli delle donne dopo che erano state gasate. Ha raccontato lo scempio dei loro volti. Il gas che utilizzavano non era certo soporifero... della serie ti addormenti e via.
Era un gas crudele, che faceva vomitare sangue, che faceva esplodere gli organi interni, che faceva uscire gli occhi dalle orbite.
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L'uomo ha raccontato che gasavano insieme uomini, donne, vecchi e bambini; e morivano uno sopra l'altro, stipati nelle camere a gas come sardine ben pigiate.
Quella che all'inizio poteva sembrare una doccia, diventata piano piano, man mano che gli sfortunati venivano a forza spinti dentro, qualcosa di diverso. E questa consapevolezza, la consapevolezza che non erano li per fare la doccia, maturava lentamente in tutti quelli che erano entrati prima. Donne con i figli (fortunate, perchè sono morte insieme alle loro creature), uomini, vecchi, tutti... come bestie.
No, le mamme che morivano insieme ai loro figli non erano fortunate. Una madre come poteva sopportare la vista di un figlio o una figlia che si contorce dal dolore, piange e vomita sangue?
Mi metto nei panni di queste madri.
Mi immagino mentre, tutta nuda e al freddo, entro con Marta e Giovanni per mano in una "doccia". I bimbi sono spaventati, hanno freddo, hanno fame.
Marta mi chiede dove deve mettersi per fare la doccia, mentre Giovanni mi avverte che lui i capelli non li vuole lavare perchè il sapone gli brucia gli occhi.
Piano piano la stanza si riempie; c'è davvero troppa gente per fare la doccia.
Siamo spinti in un angolo della stanza, schiacciati contro la parete.
Prendo il piccolo Giovanni in braccio, mentre Marta si attacca alla mia gamba e comincia a piangere.
La porta si chiude con un sordo rumore metallico. Nella camera siamo più di mille.
I bambini piangono, soprattutto quelli più piccoli, mentre quelli più grandicelli sono ammutoliti e spaventati.
Si sente intorno l'acre odore della paura che sovrasta l'odore cattivo dei nostri corpi martoriati e sporchi.
Infine ecco il gas.
Esce copioso da alcune bocchette che noto solo ora.
Qualcuno grida "Il gas" e subito è il panico.
Giovanni mi si avvinghia al collo e Marta cerca disperatamente di arrampicarsi sul mio corpo.
Cerco di abbassarmi verso di lei. Riesco faticosamente a piegarmi sulle ginocchia.
Chiedo ai bambini di mettersi le mani davanti alla bocca, ma a cosa serve? Non possono certo smettere di respirare... ancora!!!
Li abbraccio e mentre lo faccio comincio a sentirmi male. Marta vomita sul mio ginocchio e poi scoppia in lacrime urlando dal dolore. Giovanni ha il suo faccino appoggiato alla mia spalla ed è scosso da convulsioni e spasmi.. Vomita sangue che mi cola sul seno.
Addio miei piccoli pulcini. Non posso fare niente per voi.
Ho il vostro pianto nelle orecchie, vi stringo forte forte, ma sento che voi ve ne state andando ma, mio Dio, troppo lentamente.
Pietà, pietà. Portateli via alla svelta, ti prego!
Non so cosa mi stia accadendo, il dolore è troppo forte.
Marta è tutta blu in faccia, Giovanni è un sacchetto sulla mia spalla.
Marta si accascia, mi lascia la gamba.
Addio tesoro mio, mia bellissima e dolcissima bimba.
Resisto al dolore e mi rendo conto che anche il mio piccolo Giovanni mi ha lasciato.
Aspettatemi, aspettatemi.
Non abbiate paura, sto arrivando.
Non piangete. Fra poco staremo ancora insieme.... insieme.... insieme...
Quello che ho scritto non è niente.
Ho provato dolore mentre scrivevo, un dolore forte... ma stavo solo scrivendo su un foglio bianco e i miei bimbi sono qui, accanto a me, che giocano. Ma ci sono madri che queste cose le hanno vissute davvero, bambini con altri nomi o anche con gli stessi (perchè no!), che sono davvero morti così tra sofferenze e dolori indicibili...
NON DOBBIAMO DIMENTICARE MAI!!!
Francesca