Ricevo da una cara amica d'infanzia, che ora si occupa di meditazione, yoga e tecniche olistiche (cose che mi affascinano ma che non ho mai sperimentato veramente e in profondità!!!), una mail bellissima che contiene anche questo brano. Il testo è talmente bello e vero che lo voglio condividere con voi.
“Nuotare nella corrente richiede grande energia ed estrema leggerezza, bisogna essere limpidi e trasparenti; altrimenti la sensazione, anziché di nuotare, è quella di precipitare in un abisso senza fondo. Ecco allora che isoliamo, scegliamo e distinguiamo per rendere comprensibile e gestibile l’ignoto. L’isola risponde a un nostro bisogno, non è in sé cattiva, basta ricordarsi che è un’isola. Spesso, a forza di vivere al suo centro, ci dimentichiamo del mare che ci circonda e da cui traiamo sostentamento. Perché è l’oceano che ci nutre, che porta le nuvole cariche di pioggia che irrora la terra. E’ dal mare che vengono il cibo e la vita, e le radici stesse dell’isola sono nelle profondità incommensurabili del mare. L’isola sorge dal fondo del mare, e il fondo del mare è uno.
Se si ha il coraggio di esplorare e conoscere l’isola in tutti i suoi aspetti, prima o poi, inevitabilmente, si giunge sulla riva del mare. E la prima volta che il nostro sguardo spazia a contemplare la sua immensa distesa, il fremere della sua superficie e il fragore delle onde, sentendo il vento salmastro sulla pelle, proviamo un profondo struggimento che nasce da un senso di appartenenza e di separazione allo stesso tempo. Sentiamo che dobbiamo andare, sentiamo di dover riunire ciò che abbiamo diviso, di unificare ciò che è stato isolato.
La nostra cara e confortevole isola ci è improvvisamente diventata stretta e opprimente: anziché un sicuro rifugio, una gabbia da cui dover uscire. Iniziamo allora a viaggiare verso altre isole, a conoscere altre isole. Scopriremo così che sono tutte diverse fra loro, eppure tutte fatte degli stessi materiali: terra, roccia e vegetazione. E che tutte rispondono allo stesso bisogno di darci rifugio. E quando su di esse incontreremo persone convinte che la loro piccola isola sia l’Universo intero, li lasceremo dire; ma se incontreremo persone ansiose di conoscere, potremo forse parlare loro di altre terre e dell’infinito mare che le accoglie. Per qualcuno saranno solo favole, per altri sarà come ricordare, ricordare il grande oceano da cui tutti siamo nati.
Spostarci di isola in isola ci porterà sempre più in contatto con il mare e sentiremo sempre più forte il suo richiamo, finché forse, un giorno, questa pulsione sarà così forte che dimenticheremo isola e nave e ci tufferemo leggeri, accolti in un dolce naufragio dall’infinito mare”.
(da “Il volo del cuore” di Franco Bottalo)
4 commenti:
Cara Francesca, sei guarita?
Lo spero con tutto il cuore. Sei carinissima a volermi regalare il libro di Terzani. Conosco tutti i libri di Terzani e conoscevo anche lui. E’ vero ci sono delle pagine bellissime sul Tibet. D’altronde anche lui,come me, non amava la Cina. La tua promessa di un libro mi ha commosso e aspetto che tu la mantenga.
Quando incontrerai un libro che ti coinvolge molto…fammi una sorpresa. Un caro saluto,Tito
i tuoi post fanno sempre molto riflettere e pensare...grazie!
valentina
Avevo un libro - che come tanti purtroppo ha preso il volo verso chissà quali lidi - di Thomas Merton che si intitolava "Ogni uomo è un'isola": penso che ti sarebbe piaciuto, voglio provare a ricercarlo... era un bel punto di vista sulla vita
Un abbraccio
Fausta
Un lapsus tremendo!!!!! Il titolo del libro è "Nessun uomo è un'isola"...... altrimenti come poteva andare d'accordo col tema? Eh!!!! la vecchiaia!!!!!!
Un abbraccio
Fausta
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