Articolo apparso sul Forum del sito http://www.tizianoterzani.forumfree.net/ scritto da Gianrigo, il mio amico giramondo...
Yangon, Venerdí 2 Maggio i venti hanno iniziato ad alzarsi verso le 22:00. E’alle 3 del mattino che siamo stati svegliati dallo sbattere delle lamiere dei tetti delle case, ormai staccate quasi del tutto . La pioggia ancora non aveva inizato a cadere. Le antenne paraboliche son quelle che han causato piú danni, sembravano dei giganteschi freesbee impazziti lanciati contro case e palazzi schiantandosi infine sulle auto parcheggiate in strada. Verso le cinque ha iniziato a precipitare una pioggia torrenziale riempendo d’acqua le abitazioni ormai prive di tetti. In poco piú di un’ora il livello dell’acqua nelle strade si é alzato fino all’altezza delle maniglie degli sportelli delle auto. I venti, soffiando fino ai 220 Km/h, accompagnati da un ininterrotto acquazzone, non hanno lasciato tregua ai cittadini di Yangon ed al resto della popolazione del sud del Myanmar fino alle dieci del mattino quando, d’improvviso, una silenziosa calma ha pervaso il terreno ormai distrutto. Yangon era devestata. Due alberi su tre son stati sdradicati dal suolo trascinando con loro anche l’intera lastra di cemento circostante. Non un cartello rimasto in piedi. Ci son volute quarantotto ore per raggiungere Dalah, il quartiere piú povero della cittá, appoggiato sulla sponda sud del fiume Irrawady. Qui le case in mattone o cemento si contavano sulle dita di una mano, il resto delle abitazioni non era altro che un ammasso di baracche di legno e bamboo in cui le porte erano costituite da un telo di plastica. Le zone piú colpite ed ancora inaccessibili sono le cittadine appoggiate sul delta del fiume Irrawady. Bogale é il villaggio piú colpito, piú di 10.000 morti. “Solo dieci case sono rimaste in piedi” é la voce che é arrivata al nostro tassista. Poi Laputá con circa 2000 morti, Pyapon circa 1500 e Gheliá con 1000 decessi circa. In questa regione all’altezza del livello del mare, composta da campi e risaie, l’acqua é salita fino a cinque metri, annegando e portando via ogni forma di vita.La rabbia della gente, seppur contenuta nella loro solita paura, é diretta quasi interamente al governo che “ha dato pochissimo preavviso e quello che ha dato era sbagliato”. In effetti solo nei grandi alberghi e nei lussuosi palazzi di uffici sono apparse circolari di avvertimento. A quella parte di popolazione proprietaria di radio o televisione era stato accennato che verso le 14:00 di Sabato una grande tempesta avrebbe colpito l’ex capitale. Gli abitanti son stati colpiti di sorpresa con dodici ore di anticipo da un vero e proprio uragano, proprio nel cuore della notte.La situazione presente rimane ancora critica. Gli sfollati in gran parte sono radunati nelle pagode (i monasteri buddisti) spesso uniche strutture di cemento. Le famiglie piu' ricche offrono quel che possono, riso, acqua potabile, soldi. L'aiuto dell'esercito non e' ancora visibile. Appaiono foto ed immagini sui giornali e le TV governative di soldati sorridenti che offrono ai civili scatolni di viveri. Ma ne in strada a Yangon ne nei villaggi circostanti si intravede una divisa verde. Oggi pomeriggio abbiamo cercato di visitare un centro d'accoglienza messo su in un liceo statale. Una ventina di uomini, alcuni in divisa altri in borghese armati di radioline ci hanno circondato e dopo un breve interrogatorio ci hanno riaccompagnati al taxi. " Questi son centri d'aiuto solo in apparenza ma pochissimo cibo ed acqua vengono in realta' distribuiti" si lamentava il tassista una volta ripartiti. Certo e' che la nostra presenza e quella dei nostri obbiettivi fotografici non e' stata affatto gradita in quello che doveva essere un punto di forza per un governo tanto criticato. La Croce Rossa Internazionale dal suo piccolo ufficio sulla Strand Road a Yangon riporta sulla situazione disastrata del delta. Hanno inviato ieri delle squadre di soccorso ( composta solo da operatori locali, gli occidentali non sono ancora ammessi) L'ONG svizzera coordinera' gli aiuti ed il lavoro di tutte altre organizzazioni che arriveranno nei prossimi giorni. Il governo ha ufficialmente chiesto l'aiuto internazionale.Yangon rimane ancora al buio. Acqua ed elettricita' sono disponibili solo ai proprietari di generatori. Il prezzo della benzina pero' e' raddoppiato e le prospettive sono di un continuo rincaro. I supermercati sono quasi vuoti e le risorse di acqua potabile pressocche' esaurite. La WHO (l'organizzazione mondiale per la sanita') assicura che passeranno almeno due mesi finche' la corrente elettrica tornera' nelle case. Le notizie in questo paese spesso viaggiano solo di voce in voce e per questo difficili da confermare. Questa per ora e' la situazione di Yangon ed i suoi dintorni.
Gianrigo
3 commenti:
Meno male che ci sono persone come Gianrigo che non hanno paura di dire la verità dei fatti. Questa mattina solo l'Avvenire e il Manifesto riportavano notizie in prima pagina - per il resto si poteva trovare qualcosa nelle pagine seguenti....
Dello Tsunami si è parlato subito e tanto: mi viene il dubbio che la notizia fosse importante perchè c'erano tanti stranieri, e che quessto povero popolo, già tanto martoriato, non fa abbastanza notizia! Sarebbe davvero vergognoso....
In Birmania non ci va nessuno... Non c'è turismo, se non quello di nicchia... Dalla Birmania viene poco, conta poco... Ecco perchè non se ne parla!!!
E' una vera fortuna avere una persona laggiù che ci da notizie non di seconda mano, ma reali, prese sul posto... Il nostro personale Tiziano Terzani!!!
Grazie Gianrigo, sei un Amico prezioso!!!
Un abbraccio e un bacio
Francesca
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